L’identikit del millennial: iperconnesso, selettivo, partecipativo, impaziente. Quale strategia per conquistare un target così complesso? Prova con il modello di BEWE.
Crucialità del target Millennials
Need It Now Generation, Selfie Generation, e chi più ne ha più ne metta. Così vengono definiti i Millennials, il segmento generazionale che copre i nati tra il 1980 e il 2000.
Conquistare questo vasto target è oggi una delle più ambite sfide dei brand.
Quella dei Millennials è infatti una fascia che comprende consumatori che hanno conosciuto il benessere economico degli anni ’80 e che negli anni della crisi non hanno perso la tendenza ad acquistare, ma anche una generazione più giovane che si appresta ad avere un reddito nei prossimi anni.
E che è iperconnessa. Quindi facilmente penetrabile dalla pubblicità digitale: si stima che in media un millennial statunitense controlli il proprio smartphone dalle 50 alle 150 volte al giorno.
Per tutti questi motivi la generazione Millennials è fondamentale per le aziende che hanno scelto la digitalizzazione come strategia di business.
L’impresa, al contrario di quanto si possa pensare, non è semplice. La crucialità del target dipende non solo dalla sua natura eterogenea ma anche dalle sue complesse abitudini di consumo.
Noi di BEWE abbiamo provato a stilarne una lista:
- Usa molto il mobile
- Vuole ottenere velocemente quello che cerca
- Vuole interagire con il brand
- Partecipa alla creazione di contenuti relativi al brand
- Ha una modalità di acquisto selettiva
- Sceglie i prodotti con l’obiettivo di far parte di un gruppo
- Utilizza sconti e coupon
- Sceglie online i prodotti da acquistare, anche quelli che acquisterà in negozio in un secondo tempo
- Segue almeno un influencer su uno dei canali social
- È influencer delle scelte di acquisto di altri consumatori
Il modello di BEWE per la conversione dei Millennials
Alla luce dell’identikit del target Millennials tracciato, possiamo elaborare un’efficace strategia di conversione basata su tre punti principali.
Il primo è la comunicazione di contenuti veloci e incisivi. Provocatori ma non banalmente ironici. L’obiettivo è catturare l’attenzione di una generazione che è continuamente bombardata da informazioni e che impiega un brevissimo lasso di tempo per decidere a quale contenuto prestare attenzione.
Se poi il contenuto fa leva sulla sfera emozionale o sull’intrattenimento, non potrà perdersi nella mischia. Ancora di più se richiama un argomento virale.
Una tipologia di contenuto che racchiude questo mix di elementi è la reaction. I post che invitano a una reaction generano solitamente un egagement molto interessante.
Il secondo è l’influencer marketing. Affidare la sponsorizzazione di un prodotto a un influencer, e in particolare a un micro influencer (personaggio che ha dai 1000 ai 5000 follower) richiede un budget importante ma garantisce anche tassi alti di conversione: l’intramontabile strategia di marketing del passaparola oggi dipende molto da queste figure e dalla viralità dei canali social. Pazzesco non sfruttarli!
Il terzo è la stimolazione degli user generated content. Questo punto può essere sviluppato attraverso una buona strategia di community management, e cioè dall’ascolto e confronto con l’audience. A volte basta la giusta domanda per stimolare risposte, selfie e sentiment. Dati preziosi da analizzare.
Per Instagram una buona mossa può consistere nella creazione di opportuni hashstag e nell’invito ai clienti a utilizzarli per categorizzare e condividere i loro acquisti.
Noi di BEWE abbiamo già applicato questo modello al marchio Zitto. Vieni a vedere i risultati sulle pagine Facebook e Instagram ufficiali?